In questi giorni stanno circolando nuove bozze di decreto-legge sulla formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria. L’UMI-CIIM, allarmata da alcune posizioni che stanno emergendo, ribadisce la sua posizione su questa riforma, con questo comunicato della Presidente Maria Mellone.
L’UMI-CIIM (Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica dell’Unione Matematica Italiana) chiede da tempo lo sviluppo di un percorso di formazione iniziale specifico per gli insegnanti di scuola secondaria: pensiamo che tante delle difficoltà dell’insegnamento della nostra disciplina (e anche di tutte le altre) dipendano dall’assenza completa e grave di tale percorso. In questa direzione la riforma per la formazione inziale degli insegnanti di scuola secondaria, attesa da più di 20 anni e che il Governo sta per avviare, può rappresentare una svolta formativa e culturale importantissima per il nostro paese. La qualità dell’educazione scientifica di base, infatti, passa per la qualità e la formazione degli insegnanti, e sappiamo bene quanto sia importante un’educazione scientifica di qualità per tutti e quanto in Italia si arranchi in tal senso. Anche il gender gap nelle materie STEM, così critico nel nostro paese, può essere ridotto attraverso un percorso di formazione insegnanti di qualità in cui si punti fin dall’inizio a lavorare esplicitamente su questo tema.
Negli scorsi mesi, diverse associazioni scientifiche, tra cui la nostra, hanno espresso in maniera chiara al Ministro dell’Istruzione e alla Ministra dell’università e della ricerca la necessità che il percorso di formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria debba essere unitario, post-laurea magistrale e pre-immissione in ruolo.
Nella bozza del decreto-legge che a breve sarà discussa in Consiglio dei Ministri si disegna un percorso di formazione che non tiene adeguatamente conto di questa necessità, e rischia in questo modo di non garantire la qualità della formazione dei futuri insegnanti.
In particolare, viene data la possibilità di iscriversi al percorso di formazione iniziale per insegnanti in parallelo alla laurea triennale. Questa scelta rischia di vanificare il senso della riforma, avendo delle conseguenze formativamente devastanti e facilmente prevedibili. Innanzitutto, un percorso in parallelo con il percorso di laurea triennale rischia di non essere frequentato o comunque essere frequentato con difficoltà per via della sovrapposizione con il percorso di laurea: questo a discapito del necessario sviluppo laboratoriale del percorso di formazione insegnanti. Inoltre, la trattazione di questioni inerenti alla didattica disciplinare risulterebbe sterile con degli studenti che non abbiano avuto modo di acquisire i linguaggi e le forme di pensiero caratteristiche delle discipline, con riferimento anche alle principali tappe del loro sviluppo storico-epistemologico (si parla di didattica laddove la conoscenza disciplinare sia consolidata: è un solid finding della formazione insegnanti). D’altra parte rimane davvero problematico immaginare sulla base di cosa verrebbe fatta la selezione per accedere al percorso iniziale di formazione insegnanti (a numero chiuso) se gli aspiranti studenti non hanno ancora avuto modo di acquisire adeguate competenze e basi epistemologiche relative alle discipline previste dalle specifiche classi di concorso. Infine, il percorso parallelo della laurea (triennale o magistrale) con il percorso di formazione inziale degli insegnanti avrà il naturale effetto di allungare la carriera universitaria “regolare” degli studenti, creando il potenziale (e facilmente prevedibile) paradosso di avere persone che terminano il percorso di formazione inziale per l’insegnamento ma non la laurea triennale o magistrale, non garantendo in questo modo la formazione di personale docente con i titoli necessari per il reclutamento nel numero desiderato.
Il danno ad una riforma così importante che può fare una scelta del genere può essere devastante e difficilmente riparabile con emendamenti a posteriori, rischiando di demolire il senso di una riforma che, come detto, si attendeva da anni.
L’UMI-CIIM ritiene dunque indispensabile richiamare l’attenzione di tutti i Ministri su questa scelta e chiede, nell’interesse della qualità della formazione dei futuri insegnanti, un cambio di rotta rispetto a questo punto del decreto legge auspicando un ritorno al principio che al percorso per la formazione iniziale per l’insegnamento si accede con il titolo magistrale e, comunque, almeno dopo aver conseguito la laurea triennale. L’UMI-CIIM, infine, ribadisce la propria disponibilità a collaborare per ulteriori confronti sul fondamentale tema dell’elaborazione di un percorso significativo di formazione iniziale per gli insegnanti di scuola secondaria.
25 aprile 2022
La Presidente delll’UMI-CIIM
Maria Mellone