Notiziario UMI

Ricordo di Gabriele Lolli (1942-2025)

Nei giorni scorsi è mancato Gabriele Lolli, ordinario di Filosofia della Matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa fino al 2014, socio UMI dal 1971 e socio fondatore dal 2013. Pubblichiamo il ricordo di Carlo Toffalori.

Gabriele Lolli ci ha lasciati lo scorso 13 gennaio 2025. Aveva da poco compiuto 82 anni, essendo nato a fine 1942, proprio il 31 dicembre, a Camagna Monferrato, in provincia di Alessandria.

Per tantissimi anni è stato tra i più autorevoli esponenti della logica italiana. Ricordo che, da studente fresco di laurea, sentivo il racconto di un incontro INDAM svoltosi a Roma nel 1969 e dedicato alla Teoria dei Modelli, oppure, l’anno precedente 1968, di un corso CIME a Varenna – i primi passi della nascita di una scuola italiana di logica matematica. Circolavano poi le foto in bianco e nero dei partecipanti: da un lato grossi nomi della ricerca internazionale, come Abraham Robinson, o pionieri della logica italiana, come Casari, Magari e Mangani, dall’altro giovani logiche e logici che seguivano le conferenze. Tra questi stava appunto Gabriele. Erano immagini mitiche ai miei occhi, e non solo ai miei. Leggo poi che Gabriele, dopo la laurea a Torino, si era perfezionato a Yale proprio con Robinson.

D’altra parte, definire Gabriele “soltanto” un logico è riduttivo. Non che non lo sia stato, e al massimo livello, come già dicevo. Basti citare in proposito i suoi volumi sulla teoria degli insiemi e sul concetto di dimostrazione, le sue analisi del pensiero di Kurt Gödel, l’edizione completa in italiano delle opere del logico austriaco, curata insieme a benemeriti colleghi, e tantissimo altro. Ma, al di là degli steccati e delle specializzazioni scientifiche così comuni ai nostri tempi, Gabriele è stato un matematico, allo stesso modo di Abraham Robinson. Attingo ancora dai ricordi personali: nel 2018, nel primo centenario della nascita di quest’ultimo, si svolse a Torino, organizzato anche da Gabriele, un congresso in suo ricordo. Il titolo scelto era significativo: Dagli aerei supersonici alla logica matematica, a sottolineare in Robinson il brillante connubio tra la ricerca applicata più avanzata e le teorie astratte più sottili. La curiosità e gli interessi di Gabriele andavano proprio in questa direzione. Lui era ben consapevole e aggiornato sui nuovi indirizzi della ricerca, sia nella matematica pura che nelle varie applicazioni, in informatica e non solo. Rammento in particolare la sua predilezione per il famoso saggio Problemi matematici di David Hilbert del 1900, non tanto per la lista ubiqua e feconda dei 23 problemi, quanto per la parte introduttiva, che celebra il vero spirito matematico, il desiderio di comprendere e l’attrazione costante verso orizzonti sempre nuovi. Alla riflessione sulla matematica nel suo complesso, e non solo sul ruolo della logica, Gabriele aveva dedicati libri svariati e intensi, come Capire la matematica del 1996 o, ancora prima, Le ragioni fisiche e le dimostrazioni matematiche del 1985.

Tuttavia, perfino la definizione di “matematico” suona riduttiva per Gabriele. Lui era un intellettuale nel senso più pieno e completo del termine, una persona di cultura ampia, lucida e rigorosa. A testimoniarlo stanno i suoi interessi per la filosofia della matematica, soprattutto tra Ottocento e Novecento, dunque legata ai nomi di Hilbert, Gödel, Turing; di conseguenza la sua inclinazione verso la storia della scienza, in particolare negli albori dell’informatica; oppure la sua attenzione continua e partecipe alla didattica della matematica. A tutto questo si univa la passione per la letteratura, considerata nel suo rapporto con la matematica. A questo proposito viene facile citare il suo Discorso sulla matematica del 2011, una rilettura delle Lezioni americane di Italo Calvino. Gabriele si soffermava in particolare sulla sesta lezione, solo progettata, sulla consistency – parola inglese le cui possibili traduzioni italiane, consistenza o coerenza, non sanno riprodurre per intero le sfumature originarie. In un successivo articolo, Le «Lezioni» perdute di Calvino del 2016, Gabriele provava addirittura a figurarsi come il grande scrittore avesse intenzione di trattarla e aggiungeva ai sei argomenti calviniani altri due, cioè depth (profondità) e compression (compressione), pienamente corrispondenti alla moderna evoluzione della scienza. Il legame con la letteratura è trattato in altri suoi libri dai titoli eloquenti e attualissimi, come Matematica come narrazione del 2018, o Ambiguità dell’anno precedente 2017.

Gabriele è stato una di quelle persone dal cui ascolto si apprendono sempre cose nuove, e della cui “erudizione” non si cessa mai di stupirsi. Se si paragonasse la matematica a un grattacielo, in cui le menti più brillanti occupano i piani più alti, io non so dove mi troverei, probabilmente al terreno; ma lui starebbe certamente molto sopra, probabilmente in un attico, come quello luminosissimo in cui risiedeva a Torino. Tra l’altro, fra i colleghi di Torino, che da tempo formano una delle scuole di maggior prestigio internazionale nella teoria degli insiemi, ho sempre colto nei suoi confronti deferenza e venerazione pari ai miei: non un omaggio formale, ma il tributo che si deve a un mito e a un maestro – mi si permetta di usare qui parole un po’ desuete, ma per niente esagerate e prive di ogni retorica.

All’Università di Torino Gabriele ha insegnato per molti anni, prima di essere chiamato nel 2008 alla Scuola Normale. Ma lui ricordava con piacere anche le sue tappe precedenti negli atenei italiani, a Genova e Salerno – di quest’ultima mi confidava che ai suoi tempi gli insegnamenti si tenevano nel centro della città e non nel moderno campus di Fisciano, ancora di là da venire.

Nell’ambito dell’UMI, Gabriele ha fatto parte della Commissione Scientifica, primo logico, se non erro, chiamato a questo onore e onere; ha pubblicato per la collana Convergenze una Guida alla teoria degli insiemi; ha collaborato ripetutamente e autorevolmente alla Rivista, anzi un suo ultimo articolo Fondamenti e crisi nella matematica moderna uscirà nel prossimo fascicolo di aprile 2025.

Di carattere, Gabriele era schietto, poco complimentoso, alieno da compromessi, talora perfino brusco nei giudizi – mai tuttavia ingiusto, anzi sempre acuto e ben fondato. E tuttavia, sotto questa scorza apparente, sapeva mostrarsi affettuoso e oserei dire tenero; nei miei confronti, quasi paterno.

La sua cultura sconfinata nasceva poi da una ricerca accurata, sagace e paziente delle fonti e dalla conoscenza delle lingue straniere originarie, e manifestava uno spessore e una profondità che oggi paiono smarriti in una società che tende troppo spesso a rincorrere un’informazione superficiale, e vasta solo in apparenza.