Donne nel mondo accademico italiano
https://www.change.org/p/donne-e-universita-in-italia
La carriera delle Donne nell’Universita’ Italiana (con il sostegno della Conferenza Nazionale degli organismi di parità delle Università italiane).
Questa petizione è rivolta al governo, in particolare al Premier Matteo Renzi e alla ministra Stefania Giannini. La petizione consiste di cinque proposte concrete per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel mondo accademico italiano.
Dati facilmente reperibili in rete evidenziano la scarsa rappresentatività delle donne nel mondo della ricerca scientifica e le loro difficoltà nell’accedere ai più alti ruoli in ambito accademico. Della discriminazione di genere nel mondo scientifico si occupano numerosi enti, associazioni, comitati, convegni. In ogni Ateneo è presente un comitato per le pari opportunità. Tuttavia, la tragica percezione è che il dibattito che le donne cercano di proporre su questi temi ancora coinvolga solo marginalmente e sporadicamente l’universo maschile. La scarsa presenza di donne nel mondo accademico lede le legittime aspirazioni di eccellenti ricercatrici e causa il sottoutilizzo o la perdita di brillanti risorse umane. Questo è dunque un problema sociale che deve vedere l’intervento deciso ed efficace della politica, nel suo ruolo essenziale d’indirizzo culturale ed etico della società. La presente petizione, segue il dibattito svoltosi in occasione del convegno scientifico “Women and Research in Mathematics: the contribution of SISSA”, che si è tenuto in Settembre a Trieste, alla SISSA, sotto il Patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia, del Comitato Regionale Pari Opportunità, dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Friuli-Venezia Giulia. Accanto alla parte scientifica, momento importante dell’evento è stata una tavola rotonda glass ceiling, o “soffitto di vetro”, espressione che ben spiega quanto la carriera e l’influenza delle donne in ambito accademico sia ancora ostacolata da barriere invisibili e difficilmente sormontabili. Si è inoltre segnalato il nuovo problema del calo del numero delle donne in alcuni dottorati di ricerca Italiani che porterà, a breve, a un ulteriore decremento della presenza femminile nel mondo della ricerca scientifica italiana. Tale calo può essere parzialmente spiegato con le sempre maggiori difficoltà che le giovani donne incontrano nel tentativo di conciliare la formazione e l’attività scientifica con la costruzione di una vita personale e familiare. A titolo di esempio, si osserva che oggi si richiede ai giovani un periodo di formazione e di precariato che, nella migliore delle ipotesi, porta alla soglia dei 35 anni. Governo, istituzioni e atenei devono urgentemente prendere adeguati provvedimenti atti a fronteggiare queste delicatissime problematiche. Ne proponiamo alcuni, semplici ma determinanti, che potrebbero essere adottati subito e senza aggravio per le casse dello Stato, e che darebbero un forte segnale.
1. Si propone che agli atenei che promuovono una politica di uguaglianza di genere in tutti i livelli dei ruoli accademici venga data una quota premiale nella ripartizione dei fondi e nella distribuzione dei punti per il reclutamento del personale accademico.
2. Nei congressi finanziati con fondi pubblici e nei progetti di ricerca si richiede una presenza minima di donne.
3. Per il bene e la crescita dell’intera società la maternità deve essere tutelata e sostenuta in ogni modo possibile. Paradossalmente, nel mondo della ricerca scientifica la maternità costituisce ancora fattore penalizzante. Per questo motivo si chiede che in qualsiasi bando o valutazione in cui ci siano dei vincoli temporali, come ad esempio l’Abilitazione Scientifica Nazionale, tali vincoli possano ricevere una proroga di 18 mesi a fronte del certificato di nascita o di adozione del figlio come succede per i bandi ERC.
4. La recente Legge Madia promuove la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche. Chiediamo che il Governo si impegni a tutelare anche le famiglie di docenti e ricercatori universitari. In particolare, si propone che nella ripartizione dei fondi di funzionamento una quota premiale sia riservata agli atenei che stipulano convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia.
5. La tutela della famiglia deve essere perseguita anche uniformando normative e prassi italiane con quelle in uso nella maggior parte degli altri Paesi dell’Unione Europea. In Germania, Francia ed Inghilterra, ad esempio, non solo è concessa la compresenza nello stesso Ateneo di due coniugi; spesso i Dipartimenti stessi propongono l’assunzione di entrambi i coniugi. L’applicazione della riforma Gelmini (art. 18 Legge 240/10) volta a limitare le deprecabili parentopoli nell’universita’ purtroppo penalizza anche la moltitudine di coniugi impegnati nello stesso settore scientifico-disciplinare. Per questo motivo, si propone che sia concesso di poter accedere ai concorsi per il reclutamento del personale docente e ricercatore anche nel Dipartimento cui afferisce il coniuge.
Nella speranza che la presente lettera stimoli un costruttivo dibattito pubblico, le firmatarie confidano nel sostegno degli organi di informazione e nella pronta, efficace e collaborativa risposta del Governo.