Gabriele Lolli (1942 – 2025)
Nei giorni scorsi è mancato Gabriele Lolli, ordinario di Filosofia della Matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa fino al 2014 e socio UMI dal 1971 e socio fondatore dal 2013. Pubblichiamo un ricordo di Carlo Toffalori.
Gabriele Lolli ci ha lasciati lo scorso 13 gennaio 2025. Aveva da poco compiuto 82 anni.
Per decenni è stato tra i massimi esponenti della logica italiana. Basterà citare in proposito i suoi volumi sulla teoria degli insiemi o sulla teoria della dimostrazione, le sue riflessioni su Gödel e sul suo pensiero, l’edizione completa in italiano delle opere del logico austriaco, curata insieme ad altri benemeriti colleghi.
Definirlo soltanto un logico è però riduttivo. Al di là delle specializzazioni scientifiche oggi in voga, Gabriele era un matematico a tutto tondo, esperto delle teorie più astratte e sottili ma anche attento alla ricerca applicata più avanzata. La sua curiosità e i suoi interessi andavano in entrambe le direzioni. Ricordo in particolare la sua predilezione per il famoso saggio Problemi matematici di David Hilbert del 1900: non tanto per la lista ubiqua e feconda dei 23 problemi, quanto per la parte introduttiva, che celebra il vero spirito matematico, il desiderio di comprendere e l’attrazione verso orizzonti sempre nuovi. Alla riflessione sulla matematica nel suo complesso, e non solo sul ruolo della logica, Gabriele aveva dedicati libri svariati e intensi.
Tuttavia, perfino la definizione di “matematico” suona riduttiva nel caso di Gabriele. Lui era un intellettuale nel senso più pieno e completo del termine, una persona di cultura ampia, lucida e rigorosa. A testimoniarlo stanno i suoi interessi per la filosofia della matematica, soprattutto tra Ottocento e Novecento, dunque legata ai nomi di Hilbert, Gödel, Turing e naturalmente congiunta alla storia della scienza, in particolare agli albori dell’informatica; oppure la sua attenzione continua e partecipe per la didattica della matematica. A tutto questo si univa la passione per la letteratura, considerata nel suo rapporto con la matematica. Qui viene facile citare Il discorso sulla matematica del 2011, una rilettura delle Lezioni americane di Italo Calvino. Gabriele si soffermava in particolare sulla sesta lezione, solo progettata, sulla consistency: parola inglese le cui possibili traduzioni italiane, consistenza o coerenza, non sanno riprodurre completamente le sfumature originarie.
In definitiva, Gabriele è stato una di quelle persone dal cui ascolto si apprendono sempre cose nuove, e della cui “erudizione” non si cessa mai di stupirsi: un mito e a un maestro, se mi è permesso impiegare qui parole un po’ desuete, ma per niente esagerate e prive di retorica.
Gabriele ha insegnato per molti anni all’Università di Torino, prima di essere chiamato nel 2008 alla Scuola Normale. Ma lui ricordava con piacere anche le sue tappe precedenti negli atenei italiani, a Genova e Salerno. Nell’ambito dell’UMI, Gabriele ha fatto parte della Commissione Scientifica, primo logico, se non erro, chiamato a questo onore e onere; ha pubblicato per la collana Convergenze una Guida alla teoria degli insiemi; ha collaborato ripetutamente e autorevolmente alla Rivista, anzi il suo ultimo articolo Fondamenti e crisi nella matematica moderna dovrebbe uscire nel prossimo fascicolo di aprile 2025.
Di carattere, Gabriele era schietto, poco complimentoso, alieno da compromessi, talora perfino brusco nei suoi giudizi – mai tuttavia ingiusto, anzi sempre acuto e ben fondato. E tuttavia, sotto questa scorza apparente, si mostrava affettuoso e oserei dire tenero; nei miei confronti, quasi paterno.
La sua cultura sconfinata nasceva poi da una ricerca accurata, sagace e paziente delle fonti, lette anche nelle lingue originarie; manifestava poi uno spessore e una profondità oggi smarriti in una società che tende troppo spesso a rincorrere un’informazione superficiale, e vasta solo in apparenza.