Dalle banche a McKinsey, ecco perché una laurea in matematica fa trovare più lavoro. Anche in Italia
Dal Sole 24 Ore
University of Essex, Regno Unito, fine anni ’70. Una matricola della facoltà di Economia frequenta per un totale di due settimane il suo corso di studi, salvo scoprire che trova la disciplina «terribilmente noiosa», «cupa» e «del tutto dipendente da una matematica di terz’ordine». Da lì al cambio di rotta, il passo è breve: «Perché dovevo studiare matematica scadente quando potevo studiare quella di prim’ordine? Mi sono trasferito al dipartimento di matematica». L’aneddoto non avrebbe nulla di eccezionale. Se non fosse che quello studente era Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze greco che sta battagliando con la Troika dopo il successo di Alexis Tsipras alle ultime elezioni nazionali.
Analisti finanziari, consulenti, esperti di «ottimizzazione dei trasporti». Basterebbero alcuni degli sbocchi professionali dei neodottori italiani in matematica per descrivere il potenziale di una laurea che non si ferma alla ricerca teorica. CareeerCast.com, portale americano per l’impiego online, ha eletto la categoria generica dei “mathematicians” come «miglior professione del 2014». E non è un caso se nella top 5 spuntano altre specializzazioni con una robusta base quantitativa, dai laureati in statistica (terzi) agli attuari (esperti nella previsione di variabili demografiche ed economiche nel medio-lungo periodo: quarti).
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di Alberto Magnani – Il Sole 24 Ore – leggi testo completo su http://24o.it/buqlab